Resistenza in Valpolcevera 22 aprile 2023

I nostri quartieri sanguinano storia.
Le strade che il corteo ha percorso portano i nomi di chi qui ha combattuto ed è caduto per la libertà.
Dal microfono vengono ricordati uno per uno alternando la memoria agli interventi di comitati e associazioni che in questa valle oggi fanno della Resistenza parola viva.
Partiamo alle 15 da Piazza Pallavicini e già dal concentramento capiamo che sarà una bella giornata, tanti gli striscioni e i volti sorridenti, tante le generazioni presenti: ci sono le giovani del collettivo studentesco OSA, i sindacati di base, i centri sociali, le associazioni, i circoli di quartiere e davanti a tutti sventola la bandiera rossa della brigata GAP di Genova.

La Valpocevera è una valle ferita, qua, finché c’è stato, il lavoro si è barattato con salute e fatica. Oggi molte delle ciminiere sono spente, al posto delle comunità operaie rimangono quartieri dormitorio e terreni di conquista per la logistica e la speculazione. Tante le servitù, pochissimi i servizi.
Ci muoviamo.
Il percorso del corteo segue in parallelo il corso del torrente Polcevera, un torrente fantasma ridotto a pietre e sassi dall’ennesima stagione senza pioggia.
Attraversiamo Rivarolo, Certosa, Via Iori, Via Walter Fillak, in queste strade la Wermacht non si arrese a inglesi ed americani, ma a donne e uomini in armi, guerrieri contro voglia, eroi.

Arriviamo sotto il Ponte.
Quello del crollo.
Oggi ricostruito e ribattezzato “San Giorgio”, il fiore all’occhiello di Impregilo, oggi We Build, la stessa di Tav e Terzo Valico.
Un enorme monumento al “modello Genova” e alla micidiale efficienza di un sistema che per profitto lascia che le stragi maturino e che poi sulle macerie ricostruisce una nuova verginità.
Cala il silenzio, dal microfono l’associazione La parte che c’è, una delle associazioni promotrici del corteo, legge lo stesso comunicato che nei giorni immediatamente successivi al crollo ha espresso la rabbia e la voce di una valle, ferita ma consapevole:

“Alle 11.36 del 14 agosto sappiamo tutti dove eravamo e cosa facevamo perché quello che è successo a Genova lo abbiamo vissuto. Già nelle ore successive, mentre un silenzio di rabbia e paura ci stringeva la gola, qualcuno già urlava additando colpevoli diversi da se stesso, urlava nel tentativo di ammaestrare una rabbia che nel nostro silenzio cresceva trattenuta solo dal rispetto verso chi sopra quel ponte o sotto ha perso la vita o gli affetti. Oggi quel silenzio non ci basta più, oggi quel silenzio sarebbe complicità coi colpevoli, e sono tanti. […]”

continua a leggere il comunicato

Finito l’intervento, mentre le note de Ribelli della montagna suonate dalla Banda di Sampierdarena riempono il vuoto sotto le arcate del ponte, un militante commenta così: “Non basta, è una ferita aperta, ma oggi fa meno male.”

E poi c’è la festa, la musica e il piacere di mangiare insieme, ci sono anche i bambini e le bambine con le maestre dell’asilo Firpo, pericolosissimi sovversivi, ai quali in occasione dell’ennesima visita dell’influencer Salvini la Digos ha sequestrato i cartelli dipinti con i cartelli a dita.
Ci si guarda in faccia, si mangia e si canta insieme, è una pausa, un respiro in mezzo a mille lotte portate avanti con fatica fino ad oggi, ma che adesso mentre siamo tutte e tutti insieme sappiamo che non potranno essere fermate, perché in questi quartieri viviamo e vogliamo continuare a vivere.

Foto di Marta Carello e Silvia Vecchio

Mandateci le vostre immagini scrivendo a sale.rivista@gmail.com

Una risposta a “Resistenza in Valpolcevera 22 aprile 2023”

  1. Avatar Antonio
    Antonio

    Buona la partecipazione. Secondo me 1000 persone c’erano tutte.

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